Agriturismo, rallenta lo sviluppo ma ancora rilevanti le potenzialità di crescita

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Secondo l’ultimo rilevamento annuale dell’ISTAT sull’offerta agrituristica in Italia, riferito al 2016, le aziende attive nel settore sono 22.661, con un incremento di 423 (+1,9%) rispetto al 2015.
Crescono più dell’insieme le aziende che offrono osservazioni naturalistiche (+19%), degustazioni dei propri prodotti (+9%), passeggiate a cavallo e attività didattiche (+7%), escursioni (+6%), trekking (+5%), ed attività ricreative e culturali varie (+4%). E’ inferiore alla generalità delle aziende la crescita degli agriturismi che offrono alloggio (+1,8%) e ristorazione (+1%), ma è superiore alla media l’incremento dei posti letto (+3%), delle piazzole per campeggio (+7%) e dei posti tavola (+3%).
Confrontando, per i principali servizi, la media delle variazioni annue del decennio 2007-2016 con le variazioni del 2016 rispetto al 2015 (numero di aziende), si rileva che queste ultime sono inferiori per l’alloggio e i posti letto, la ristorazione e i posti tavola, il noleggio di biciclette, le attività didattiche (quest’ultimo rilevamento è disponibile dal 2011). Risulta invece superiore l’incremento 2015-2016, rispetto all’incremento medio annuale del decennio 2007-2016, per le piazzole di campeggio, le degustazioni e le attività equestri.
In generale tutti gli incrementi medi annui del numero di aziende e dei relativi servizi offerti risultano superiori nel quinquennio 2007-2011 rispetto al quinquennio 2012-2016. Questo evidenzia che negli ultimi anni lo sviluppo dell’agriturismo è stato caratterizzato da un sensibile rallentamento anche se le potenzialità di espansione del settore sono ancora rilevanti.
Quanto osservato in precedenza è conseguente, non tanto alla riduzione del numero di nuove aziende autorizzate (che anzi sono in crescita del 7% nel quinquennio 2012-2016 rispetto al quinquennio 2007-2011), ma alla forte crescita delle aziende che hanno cessato l’attività (+55,45% fra i due periodi).
Sarebbe utile conoscere quantitativamente le ragioni che hanno determinano tante cessazioni negli ultimi cinque anni (su cui tuttavia mancano rilevamenti), che presumibilmente possono attribuirsi a:
- mancanza di convenienza economica (scarso movimento di ospiti);
- passaggio da autorizzazione all’esercizio dell’attività agrituristica ad autorizzazione all’esercizio di altra attività turistica per cessazione dei requisiti di connessione fra attività agricola e attività agrituristica (modifica delle norme regionali, incremento della capacità ricettiva, allestimento di nuovi servizi non riconducibili alla connessione con l’agricoltura ecc.);
- cessazione dell’attività agrituristica per diversa destinazione degli edifici e degli alloggi allestiti per l’ospitalità (vendita, locazione di lungo periodo, abitazione per un familiare ecc.).
La collocazione paesaggistico-ambientale delle attività agrituristiche vede, nel 2016, prevalere con largo margine la collina (52,3% delle aziende), seguita dalla montagna (31,7%); alla pianura resta il 16%.
Lo scenario del 2016 è cambiato rispetto a quello di dieci anni fa: nel 2007, le aziende agrituristiche di collina rappresentavano il 51,4% dl totale, nel 2016 sono cresciute di circa un punto percentuale (52,3%); nello stesso intervallo temporale, le aziende di pianura sono cresciute di quasi due punti percentuali (dal 14,1% al 16%); l’incidenza delle aziende di montagna è conseguentemente diminuita di 2,8 punti percentuali. Questa tendenza, che interessa, pur in diversa misura, quasi tutte le aree geografiche, è, presumibilmente, dovuta alla crescente attenzione per l’investimento in attività agrituristiche delle aziende agricole di maggiore dimensione fisica ed economica (prevalentemente collocate in collina e pianura).
Tuttavia, nel 2016 rispetto al 2015, è soltanto la collina a registrare incrementi della presenza di aziende agrituristiche, mentre arretrano, sia pure di pochi decimali percentuali, la montagna e la pianura.
L’agriturismo si conferma settore dove la titolarità femminile dell’attività (36% nel 2016) si discosta significativamente, in aumento, rispetto alla generalità delle imprese agricole (29%). Nel 2016, a confronto col 2007, il tasso di femminilità della conduzione agrituristica cresce di poco più di un punto percentuale pur registrando una leggera flessione rispetto al 2015 (tabella 8). Fra le diverse aree geografiche, si evidenziano rilevanti differenze: nel Nord-Est il tasso di femminilità nella conduzione dell’attività agrituristica è (24%) poco più della metà rispetto al Sud (45%).

L’agriturismo nelle Regioni
Le Regioni d’Italia col maggior numero di aziende agrituristiche sono, nel 2016, la Toscana (4.518) e il Trentino Alto Adige (3.581, di cui 3.150 nella sola provincia autonoma di Bolzano). Seguono, distanziate, la Lombardia (1.614), il Veneto (1.484), il Piemonte (1.300). Rispetto al 2015, le crescite percentuali più rilevanti riguardano la Basilicata (+20%), la Calabria (+16%), la Campania (+13%). In sei Regioni (Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna e Abruzzo) si è registrato un lieve decremento.
Nel decennio 2007-2016, le crescite percentuali più rilevanti di aziende agrituristiche si sono verificate in Puglia (+185%), Sicilia (+79%), Lazio (+72%); tre Regioni (Basilicata, Campania e Abruzzo) hanno segnato una diminuzione. Complessivamente l’incremento decennale delle aziende è stato del 28%.

Conclusioni
Nel 2016 il numero di aziende agrituristiche cresce del 1,9%, meno che nell’anno precedente (in cui si è registrato un +2,3%), meno della media del quinquennio 2012-2016 (+2,1%) e soprattutto meno della media del quinquennio 2007-2011 (+4%).
Il rallentamento del ritmo di crescita è dovuto, non tanto alla diminuzione delle nuove aziende autorizzate (che anzi nel quinquennio 2012-2016 sono aumentate del 7% rispetto al quinquennio precedente), quanto al forte incremento delle aziende agrituristiche che hanno cessato l’attività (+55% nell’ultimo quinquennio rispetto al precedente).
Gli agriturismi sono soprattutto presenti in collina (52%) e montagna (32%); nel decennio 2007-2016 tende a crescere l’incidenza degli agriturismi in collina (+1 punto %) e in pianura (+2 punti %).
L’attività agrituristica è condotta da donne nel 36% delle aziende, una quota sensibilmente superiore a quella che si riscontra nell’insieme delle imprese agricole (29%), in leggera crescita (+1 punto %) rispetto al 2007. Le aree geografiche presentano forti divari della conduzione da parte delle donne: nelle Regioni del Sud, gli agriturismi “al femminile” sono il 45%, in quelle del Nord-Est il 24%.
Le Regioni dove si riscontra il maggior numero di agriturismi sono Toscana (4.518) e Trentino Alto Adige (3.581). La maggior concentrazione di offerta di agriturismo è localizzata nella Provincia autonoma di Bolzano con 3.150 aziende. La Regione che, rispetto al 2007, segna nel 2016 il maggior incremento di aziende è la Puglia (+185%), seguita dalla Sicilia (+80%). Per frequenza dei principali servizi di accoglienza, sono ai primi posti: l’Umbria per l’alloggio (100% delle aziende), la Calabria per la ristorazione (88%), la Sicilia per le attività di animazione (92%).
Per l’ulteriore sviluppo dell’agriturismo sono ancora disponibili importanti risorse strutturali (edifici rurali inutilizzati da adibire ad alloggi), enogastronomiche e agro ambientali. Il notevole gradimento dell’ospitalità “in fattoria”, anche da parte dei turisti stranieri, ne rappresenta una importante premessa favorevole. E’ tuttavia necessario, per incrementare sensibilmente la domanda in proporzione ad una più incisiva crescita dell’offerta, attuare la programmazione triennale di promozione del settore (peraltro prevista dall’art. 11 della legge-quadro 20 febbraio 2006, n. 96) e in particolare migliorare la comunicazione dell’offerta disponibile attraverso una appropriata riprogettazione del sito internet ufficiale dell’agriturismo italiano www.agriturismoitalia.gov.it.

[Elaborazione Centro Studi Confagricoltura]

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